In sintonia con una religiosità tellurica i popoli della preistoria e della protostoria mediterranea, in balia di forze occulte, elaborarono il concetto del divino, istituendo una miriade di pratiche religiose e di feticci magici di pietra, di osso o di legno come forma di captatio benevolentiae nei confronti della divinità primigenia; attorno ad essa si declinavano i misteri del cosmo, il conflitto tra il bene e il male e il legame con l’anima mundi ossia il respiro titanico della natura.
mercoledì 18 maggio 2016
giovedì 24 marzo 2016
Nel cuore antico della Basilicata
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martedì 22 marzo 2016
Anima Mundi
In sintonia con una religiosità tellurica i popoli della preistoria e della protostoria mediterranea, in balia di forze occulte, elaborarono il concetto del divino, istituendo una miriade di pratiche religiose e di feticci magici di pietra, di osso o di legno come forma di captatio benevolentiae nei confronti della divinità primigenia; attorno ad essa si declinavano i misteri del cosmo, il conflitto tra il bene e il male e il legame con l’anima mundi ossia il respiro titanico della natura.
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Il trionfo della croce...tra vittime e carnefici
L’esortazione
costante al popolo analfabeta di offrire la pratica devozionale della corona
del rosario come una ghirlanda di rose mistiche alla Madonna risale al
lontano 1214, allorquando, secondo la leggenda, Domingo Guzman de Calaruega,
canonico regolare del Duomo di Osma, ricevette in dono dalla Beata Vergine il
primo rosario, detto anche salterio, quale strumento per combattere le eresie e
contrastare gli effetti devastanti della Riforma protestante.
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Nel crepuscolo degli dei
Con una brusca virata la cultura classica, impregnata di paganesimo, entrò in rotta di collisione con il cristianesimo sino a disintegrarsi. In uno scontro tra titani, santi e martiri cristiani, spodestarono dall’olimpo e dal pantheon divinità celesti e ctonie, lari e numi tutelari, esiliandoli, dopo averne prosciugato la linfa vitale, nell’oscuro tartaro, da cui non vi avrebbero fatto mai più ritorno.
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lunedì 21 marzo 2016
Sui sentieri del sacro e del profano
La fascinazione per il mistero e la potenza divina affonda le radici in sentieri intricati, che si smarriscono in selve oscure, dove, sulla scia di un misterioso suono di lontani tamburi, evocanti una religiosità istintiva, sboccia e si attorciglia come un serpente la sfida tra vita e morte, sacro e profano, tempo ed eternità. A rinfocolarla sotto la cenere del tempo i riti sacri sulla scia di cerimoniali avvolti da un alone divino. Da secoli queste pratiche, scaturite da una religiosità atavica, mettono in comunicazione l’uomo con Dio, gettando un ponte tra l’umano e il divino oltre a trasportare in una dimensione mistica.
sabato 19 marzo 2016
Il culto delle effigi sacre
venerdì 18 marzo 2016
Le tavole di San Giuseppe
Al primo tepore di primavera al chiarore delle sacre fiammelle tornano in scena le tavole in onore di San Giuseppe.
sabato 27 febbraio 2016
Nella notte dei tempi del sacro e del profano
Il rapporto ancestrale con l’arcano si perde
nella notte dei tempi, proiettando ombre che si perdono sino a noi. Sin dal
Neolitico la vita dell’uomo fu pervasa dal senso del sacro considerato impalpabile poiché ultraterreno. La fascinazione per il mistero e la
potenza soprannaturale funsero da humus ad
una religiosità istintiva e pervasiva.
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mercoledì 17 febbraio 2016
Salentum a salo. La magia della terra del sale
Tana, regina di tutti gli incantesimi, dagli
abissi del tempo sale e senza pudore scioglie i veli del chitone per mettere a nudo le meraviglie del Salento
circondato da ogni parte dal mare. Seppur condannata ad assumere le sembianze di una statua di sale, la dea della
luce lunare e delle foreste, con nostalgia rimane aggrappata al ricordo della sua amata terra. Una terra che, non di rado, appare pietrificata, quando
lame di luce trafiggono il cielo velato da nubi, minacciando violenti scrosci
di pioggia. Al primo presagio di temporale, sopraffatti dalla canicola estiva,
gli alberi implorano Giove Pluvio affinché faccia sgorgare copiose lacrime per
ristorare il terreno assetato, mentre il vento ribelle, che non smette di
martellare la costa, solleva mareggiate, risolute a schiaffeggiare dune e scogli, che, da tempo
immemorabile, hanno deposto gli scudi. Lungo il litorale, dalla sabbia, triturata
come cipria, si sprigionano bagliori, simili a polvere di stelle, destinati a
dissolversi tra spruzzi di salsedine, mentre nella campagna inizia ad
espandersi un profumo intenso di erbe aromatiche.
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venerdì 12 febbraio 2016
Agli albori della terra tra le acque
Agli albori del mito fluttuava tra le acque una terra costellata di foreste popolate di alberi, che facevano ombra ad un scrigno di villaggi. Per la sua posizione strategica, che la vedeva circondata da tutti i lati dal mare, i coloni greci alla ricerca di terreni fertili da colonizzare, sin dall’VIII sec. a.C., la denominarono Messapia e i popoli che vi si insediarono di genia cretese, illirica e locrese, poiché avevano suggellato tra loro un patto d’amicizia in mare aperto (in salo), vennero etichettati dalle fonti letterarie di età romana come Sallentini.
Megaliti di Puglia
Epicentri cerimoniali, laddove in onore delle divinità celesti e ctonie venivano officiati riti magico-sacrali, continuano ad annidarsi all’ombra di ulivi millenari. Per la loro molteplice valenza nella preistoria rientravano nella sfera di poli cultuali, sorvegliati a vista da megaliti plasmati dalla forza prorompente della natura o forgiati dall’uomo come sepolture e come altari.
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Nei templi sotterranei della civiltà contadina
Nel ventre della terra, alla
fiammella tremula delle lucerne, la goccia buca la roccia, intrisa di rimorsi e
di rimpianti, ma soprattutto di sogni inconfessabili, evaporati nella bolla
acre della morchia e della sentina. In anfratti dimenticati si annidano i
templi sotterranei, dove continua a pulsare il cuore millenario della civiltà
contadina. A popolarli, nella fantasia, gnomi e folletti dispettosi, nella
realtà, uomini nerboruti, unti di grasso e votati al sacrificio sino allo
sfinimento.
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giovedì 11 febbraio 2016
Nel solco della comunicazione della misericordia
Lecce
teneramente sonnecchia, mentre le campane rintoccano a festa per celebrare il
giorno del Signore. Sulla scia di un antico rituale la “città chiesa” si
sveglia e spalanca le porte, facendo rifulgere sotto i raggi del sole preziose
gemme racchiuse nel cuore di pietra barocco. Nella quinta scenografica di
piazza Duomo, nell’ultima domenica di gennaio, in occasione dell’Anno Santo, va
in scena il Giubileo dei giornalisti e degli operatori dei media chiamati ad
essere missionari della misericordia.
In una bolla tra terra e mare
Dal balcone sulla natura appaiono come scorci di
paradisi perduti, scampati alle magnifiche e progressive sorti della civiltà,
che, seppur seducendoli, non è riuscita, per fortuna, ad alterarne
irrimediabilmente l’equilibrio già di per sé molto precario. Sfruttati su vasta
scala dall’uomo, costretto in passato a conquistare terreni da convertire a
scopi agricoli o alla ricerca di acque salate per l’allevamento ittico o per l’estrazione
del sale, gli ecosistemi acquatici di transizione, rappresentano un’oasi in una bolla tra terra e mare.
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